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Top e flop della seconda settimana del Giro d’Italia


Ecco i giudizi sulla seconda settimana della Corsa Rosa!

Pagelle 26/05/2025
Top e flop della seconda settimana del Giro d’Italia
📈Top:
 
🇺🇸Lidl - Trek – 10: Il voto è giustificato da tre vittorie in una singola settimana, vanno oltre la sfortuna del ritiro di Ciccone, in una singola parola una vera squadra. Meritano menzione a parte:
 
•🇳🇱Daan Hoole – 9:
La vittoria a cronometro può valere anche una carriera finora spesa al servizio degli altri, forse senza pioggia nel finale non avrebbe vinto, ma tutto poi ritorna, la fatica si trasforma anche per un singolo istante in gioia, in questo caso una lunga attesa aspettando con pazienza il momento della festa. Il gigante buono trionfante è sicuramente un’immagine evocativa della settimana, in uno sport in cui l’altezza, a volte fastidioso peso, ogni tanto può essere trasformata in un vantaggio: dipende sempre da quale prospettiva si guarda. Si libera dalle catene, non è più il Prometeo incatenato, almeno per un istante è un titano che ha trionfato.
 
•🇩🇰Mads Pedersen – 8:
Vince in un arrivo non adattissimo, su una rampa breve ma molto intensa, arriva a quota quattro in questo Giro d’Italia. A Monte Berico sprigiona una potenza incredibile, sale verso la chiesa a tripla velocità. Associabile a una sinfonia intensa, breve ma che colpisce diretto al cuore. L’immagine rappresentativa è lui che sta sopra al promontorio di Møns Klint mentre aspetta gli altri, in alto con la sua maglia ciclamino ormai vinta.
 
• 🇪🇸 Carlos Verona – 9:
Non avrebbe mai vinto la tappa di Asiago se ci fosse stato in gara Ciccone, un infausto avvenimento che cambia tutto, la quiete dopo la tempesta. In questo caso la quiete si trasforma in gioia eterna per il corridore esperto spagnolo che, dopo 14 anni di professionismo, riesce a vincere la sua prima tappa in un grande giro, non sbaglia nulla con gambe e intelligenza. Mi passa davanti persino sorridendo al pubblico quando mancavano ancora 20 km dal traguardo, segno forse di una felicità e di una consapevolezza interna degna dei punti più apicali del pensiero di María Zambrano, ma forse in questo caso a “Delirio e destino” si può trovare una razionalità oltre il delirio della vita.
 
🇺🇸 EF Education – EasyPost – 9: Due vittorie in una settimana non erano pronosticabili, alla vigilia forse nelle migliori prospettive pensavano di vincere due tappe in totale al Giro. Meritano menzione a parte chi ha vinto:
 
• 🇩🇰Kasper Asgreen – 9:
Torna a vincere dopo un periodo di amara sofferenza, dimostra che il talento non si può perdere, che prima o poi, se hai qualcosa di più, si può tornare a vincere. Basta forse non perdere la fiducia e continuare a faticare per superare l’angoscia, e un raggio di luce potrà illuminare qualsiasi cosa. Sabato, nella pioggia angosciosa, a illuminare il cielo è stato proprio il danese.
 
•  🇪🇨Richard Carapaz – 8,5:
L’ecuadoregno tatticamente è sempre uno dei migliori: quando parte non sbaglia quasi un colpo, più che una locomotiva è uno stratega di logistica con gambe da locomotiva, un mix quasi perfetto, un connubio di mente e corpo che supera ogni dualismo possibile fra le due componenti dell’uomo. Descartes, se fosse vissuto oggi, avrebbe avuto una prova contraria alla sua teoria.
Menzioni d’onore: Kooji, Gee, Del Toro, S. Yates, Caruso, Fortunato, Pellizzari
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📉 Flop:
 
🇸🇮 Primoz Roglic – 4,5: Era il favorito per vincere il Giro ma si squaglia verso Asiago come un formaggio fuso. Il voto sarebbe stato sicuramente più pesante se non ci fossero state delle cadute che sicuramente hanno influenzato la sua prestazione. Di solito macchina perfetta, sempre lì, invece in questo Giro sta mostrando alcune fragilità: non è più la macchina ideale di Carnot, regredita leggermente ma quanto basta per andare in difficoltà, visto il livello attuale.
 
❌ Percorso quattordicesima tappa – 0: Chi ha potuto pensare di far passare un gruppo compatto per un centro storico in una tappa per velocisti ben due volte negli ultimi 20 km? Non so cosa avesse in mente, sicuramente non ha pensato alla sicurezza. Sicuramente c’erano ipotesi alternative a un centro storico, ma probabilmente c’erano altri interessi. Fra le varie scelte si è selezionata probabilmente quella più comoda a particolari scopi, diversi da quelli della salute dei ciclisti. L’auspicio è che la prossima volta, davanti a due strade, si scelga quella del “bene”. Come direbbe Guittone d’Arezzo, è più facile seguire la strada della tentazione, è più semplice; quella del bene è più tortuosa, ma una volta presa ti porta al cammino giusto facilmente.
 
🇮🇪 Sam Bennett – 4: “Sì, decisamente. Sento di essere il più veloce qui al Giro, ma devo riuscire a trovarmi nella posizione giusta, cosa che è più facile a dirsi che a farsi”. Queste sono state le sue dichiarazioni prima della tappa partita da Treviso a un inviato di SpazioCiclismo. Il voto è giustificato di conseguenza: tra risultati pessimi e dichiarazioni altisonanti, forse a volte è meglio il profilo basso. Intanto è sicuramente sul gradino più basso dell’ascesa verso qualcosa, al primo stadio del percorso verso un riscatto. Analogamente, si potrebbe dire che, nel pensiero del grande Giovanni Scoto Eriugena, si trova nella terza natura, quella della materialità; può, come in ogni percorso neoplatonico, però tornare in cima da dove è decaduto.
 
🇫🇷 David Gaudu – 4: Dopo la prima settimana rovinosa, il suo Giro prosegue sempre peggio. Nella tappa di Asiago finisce persino dietro nel gruppo dei velocisti, prendendo le Haribo dai tifosi a bordo strada. Gesto simbolico forse di un corridore che ha accettato di non essere al top, azione malinconica e allo stesso tempo di consapevolezza, e di un vivere in qualche modo – almeno all’apparenza – senza fastidi una situazione pessima. Un’anima rousseauiana, senza però la personalità schiacciante di Rousseau.
 
🇬🇧 Tom Pidcock – 4,5: Né carne né pesce, deve decidere cosa essere: cacciatore di tappe o corridore da discreta classifica? In questo Giro ha provato a scegliere la via di mezzo, rimanendo in classifica e cercando le tappe, con risultati negativi su entrambi i fronti, anche per via di alcune serie di circostanze sfortunate. Ma forse questo è il risultato di un tentativo di tenere insieme due obiettivi contrastanti. A volte l’et-et deve essere superato in favore di un vero aut-aut. Prima lo coglie il corridore britannico, meglio è per la sua carriera. Il talento è dalla sua.
Menzioni disonorevoli: Harper, D. F. Martínez
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🖊️ Rimandati:
 
🇮🇹I vari cacciatori di tappa italiani – 5,5: Senza Milan e senza Ganna si sapeva dal principio che sarebbe stato difficile vincere una tappa, ma ci si poteva aspettare una vittoria da qualche corridore come Zana, Fortunato, Scaroni, Vendrame, Ulissi. Corridori da fuga con possibilità, ma questo Giro per vari motivi sembra rendere difficili le cose per i corridori azzurri. Rimandati a una terza settimana per evitare l’onta di zero successi nella corsa più importante di casa. Nel 2017 a salvare la baracca fu Nibali nella sedicesima tappa che arrivava a Bormio; magari questa volta ci sarà un italiano a trionfare a Bormio nella diciassettesima tappa. Questo è sicuramente l’augurio, per evitare il naufragio della Provvidenza, o la zattera della Medusa, trovando un appiglio come mostra anche l’ottavo sonetto contenuto nel Canzoniere di Lorenzo de’ Medici, che si può parafrasare in: è meglio, in ogni avversità, continuare a sperare, e pare che anche la ragione sostenga questo: perché vince, alla fine, chi resiste con coraggio.
 
🇮🇹Antonio Tiberi – S.V.: Rimandato non per cause sue, ma merita una menzione in un Giro d’Italia finora veramente positivo, macchiato da una caduta per responsabilità altrui. Questo mostra quanto è caduca la situazione dei corridori: in un giorno si è in cima, sul podio, il giorno dopo tutto si deve rifare. Sempre di più lo sport, e specialmente il ciclismo, è uno specchio in piccolo di una grande vita. Per Tiberi le possibilità di riscatto ci sono. Manca ancora una settimana per cercare di recuperare qualcosa che ora sembra difficile, ma non impossibile.
 
🇧🇪I direttori sportivi dell’Intermarché–Wanty – 5,5: Un Giro d’Italia sicuramente negativo, ma oltre al negativo ci mettono un po’ di comico con il senno del poi. Nella tappa di Nova Gorizia Meintjes si era inserito in fuga e scelgono di fermarlo perché, secondo la loro modesta opinione, la fuga non sarebbe mai arrivata. Scelta sulla carta razionale, ma a volte è meglio rischiare, perché c’è sempre una possibilità di modificazione della situazione. Ogni evento non è mai lineare, non si può calcolare il 100% delle cose, si può progettare la grande parte ma si deve essere pronti a qualcosa che può variare. In questo caso hanno sprecato la possibilità di fare almeno un podio parziale di tappa. Al momento sono fermi solo al piazzamento nel primo giorno di Busatto.
 
🇦🇺Michael Storer – 5,5: aveva dominato al Tour of the Alps, c’erano forse fin troppe aspettative sul corridore australiano che, in questo Giro, invece di brillare è stato più che altro opaco. Forse proprio quest’ultima parola è quella che rappresenta più il suo Giro. Al momento la sua corsa rosa può essere associata a un viandante non solo sopra il mare di nebbia ma avvolto dalla foschia, sperando che nella terza settimana possa diventare piuttosto l’impero delle luci, dove convive sia la notte ma anche la luce possibile.
 
🇮🇹Giulio Ciccone – S.V.: Merita di essere la menzione conclusiva. Spesso sopravalutato o sottovalutato, mai considerato per quello che è: ossia quello che stava dimostrando in questo Giro prima dell’avvenimento che ha distrutto ogni piano. Come per Tiberi, lui ha la colpa solo di essere lì in quel momento, nel posto sbagliato. Al contrario però, di Tiberi, non può nemmeno riscattarsi subito. In questo caso l’augurio è che per l’ennesima volta possa riscattarsi nelle prossime corse, e che il negativo ciclistico si possa allontanare da lui definitivamente, o rimanere solo sullo sfondo di un bianco lucente che possa velare il resto.
 

📸 LaPresse

Cristian Bortoli