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PAGELLONE SQUADRE TOUR DE FRANCE

Tour de France 28/07/2025
PAGELLONE SQUADRE TOUR DE FRANCE

PAGELLONE SQUADRE Tour de France – Prima parte

Le squadre sono state suddivise in tre macrogruppi in base alla prestazione avuta in questo Tour de France, sempre commisurata al livello e alle aspettative in partenza. In quest’articolo vengono giudicate soltanto le squadre ritenute top.

๐Ÿ“ˆ Top:

UAE Team Emirates – XRG: il bottino recita: cinque tappe vinte, la classifica finale, la maglia a pois, il secondo posto nella classifica a punti. Si poteva ottenere meglio? Sembra difficile, ma anche nella corazzata emiratina si sono visti punti di fragilità, anche a causa del ritiro di Almeida. Non riescono sempre a controllare la corsa come l’anno scorso: Adam Yates e Sivakov sono lontani parenti delle loro potenzialità. Politt e Soler lavorano e fanno il loro, a stupire invece sono Narvaez e Wellens: il primo autore di alcune accelerazioni eccezionali per lanciare Pogacar, il secondo onnipresente in quasi ogni tappa e anche vittorioso in una. In ogni caso, quando hai il più forte ciclista mai nato almeno negli ultimi 40 anni, tutto viene molto più semplice. Pogacar mette una tripla mandata al Tour già nelle prime due settimane e poi si limita a controllare, probabilmente anche per uno stato di salute non al 100%. Pogacar è già nell’empireo dei ciclisti, si sta avvicinando sempre di più al massimo possibile: ogni anno tende verso limiti mai esplorati prima da nessun ciclista nel nuovo millennio. Probabilmente ci sarà un’epoca prima di Pogacar e un’epoca post Pogacar: sarà il metro di paragone per i prossimi campioni, come lo è stato Merckx per quasi mezzo secolo. In ogni caso, nella squadra si è vista probabilmente una coesione di squadra maggiore, non una corazzata Potëmkin. Non ottengono il massimo voto solo per alcune difficoltà palesate, non un vero e proprio dominio senza crepe.

VOTO 9,5

Alpecin-Deceuninck: cinque giorni in maglia gialla e tre vittorie con tre corridori diversi sono sicuramente un risultato più che ottimo. Le aspettative forse erano anche più alte, ma il ritiro forzato di Philipsen toglie la possibilità di vincere ancora più tappe e anche la maglia verde. I primi due giorni sono da sogno e da dominatori, poi cercano anche di dare spettacolo con le azioni folli e allo stesso tempo calcolate di Van der Poel. Sembrano poi smarrirsi, per trovare infine forse la vittoria più inaspettata per com’è arrivata, quella di Groves. Forse la vera squadra cacciatrice di tappe al Tour de France di questo lustro: in media vincono quasi tre tappe in ogni Tour a cui hanno partecipato. Non il dominio per quanto riguarda il risultato finale: il loro essere vincenti riguarda le battaglie momentanee, sono tra i migliori lì. Per paragone, possono essere l’Annibale del Tour de France.

VOTO 9

Soudal Quick-Step: se avessero puntato subito alle vittorie di tappa il voto sarebbe stato più alto; invece, cercano anche di salire sul podio con Evenepoel, il quale, dopo aver vinto la cronometro, giorno dopo giorno perde completamente di smalto, si opacizza fino a un mesto ritiro. Per quanto riguarda l’altra loro natura, o forse la loro vera prima natura — quella di vincenti da tappe — si mostrano strepitosi: quattro vittorie di tappa. Oltre a quella già citata di Evenepoel, ci sono le due di Merlier e quella sul Ventoux di Valentin Paret-Peintre, aiutato alla perfezione e con spirito di squadra da parte di Van Wilder. La compagine belga è arrivata a segnare ben 55 vittorie al Tour de France in 23 edizioni, con un solo podio finale in classifica generale. Forse in questo caso si può dire con Nietzsche: “che questa seconda natura è molto più debole, molto più irrequieta e in ogni rispetto più malsana della prima”.

VOTO 8,5

Lidl – Trek: si può giudicare il loro Tour da due prospettive diverse. Da quella positiva si può dire che hanno ottenuto due vittorie e la maglia verde, risultati mai ottenuti prima in 15 edizioni — al massimo avevano vinto una tappa. Da quella negativa, però, si può dire che il treno per Milan non c’è mai stato, anche per motivi contingenti: spesso Milan ha avuto solo Stuyven negli ultimi km. Da questo lato si deve segnalare anche il mesto Tour con ritiro di Skjelmose; il danese, anche prima del ritiro, si era mostrato alquanto spento. Simmons è quello che prende più vento tra km tirati per Milan e km in fuga, mai anonimo, sicuramente tra quelli che si sono visti maggiormente: forse colui che rappresenta al meglio gli Stati d’Uniti anche a livello di concetto. Infine, bisogna lodare Milan: il più forte velocista italiano dai tempi di Petacchi, perfetto o quasi dopo le prime due tappe abbastanza complicate e nervose. Per il team il voto è la media tra le due prospettive opposte: da un lato i risultati, e dall’altro le aspettative e le difficoltà che si sono viste.

VOTO 7,5

Uno-X Mobility: ottengono la loro prima vittoria dopo tre edizioni al Tour de France per merito di colui che rappresenta meglio la compagine norvegese, ossia Jonas Abrahamsen, il più resistente e il più tenace dei corridori del team — il vichingo, il Ragnarr Loðbrók che saccheggia la Francia e porta a casa la vittoria più preziosa della sua carriera. Non ottengono però solo una vittoria, ma anche un più che ottimo piazzamento in classifica generale con Tobias Halland Johannessen, sesto finale e che mostra una crescita rispetto alle edizioni passate. Se continua con questa lenta crescita, il prossimo anno potrà anche combattere per il terzo posto finale. Da citare anche il supporto al proprio capitano da parte di Leknessund. In ogni caso, è sicuramente il team con l’identità di squadra più forte e con il progetto più chiaro in mente. Questo permetterà uno sviluppo costante senza particolari alti e bassi. Al momento è proprio così: in ogni edizione aumentano le loro prestazioni seguendo una linea retta con coefficiente angolare 1. E, partiti da 0, al momento sono sicuramente a un buon punto in questo cammino.

VOTO 7,5

EF Education – EasyPost: la vittoria di tappa era il loro obiettivo, e riescono a ottenerla. Ma non è una vittoria banale, bensì una piccola impresa di Healy, autore di un’azione solitaria di grande fascino. Ma il corridore irlandese non si ferma qui: conquista la maglia gialla con un’altra fuga per poi abbandonarla pochi giorni dopo. Ma la soddisfazione rimane anche per il fatto che alla fine conclude il Tour tra i primi dieci nella classifica generale, risultato quasi impronosticabile alla vigilia. Si può dire che rappresenta al meglio il fascino della non bellezza: attira anche per questo. Si direbbe, in filosofia estetica, che in questo caso l’unicità e l’autenticità rendono Healy bello oltre le apparenze. Oltre a Healy, buona corsa anche per Sweeny, sia in aiuto per i propri compagni sia per sé. Invece, delude abbastanza Powless.

VOTO 7

Ineos Grenadiers: da una parte un più che eccezionale Arensman, dall’altra parte un team spesso confusionario, che deve rincorrere in quasi ogni situazione. Per quanto riguarda il corridore olandese, il suo Tour è quasi da massimo del voto: è veramente strano come renda in base al clima — durante le giornate serene e calde si opacizza e si squaglia, nelle giornate bagnate e fredde si illumina e risplende. Un contrasto ricco di fascino che forse rappresenta al meglio lo scalatore olandese. Per quanto riguarda gli altri, si può dire che Rodriguez stava cercando di riscattare un inizio mesto e probabilmente avrebbe concluso nei dieci se non fosse stato costretto al ritiro, ma la controprova non si può avere. La sfortuna ha colpito fin dal primo giorno anche Ganna. Laurance si mostra, ma spesso i suoi attacchi sono sempre tardivi, quando la fuga è già andata. Merita la menzione finale Geraint Thomas: ormai non il ciclista forte che si era ammirato, segno del declino degli anni che colpisce chiunque — e forse ha colpito anche lo stesso team britannico che solo pochi anni fa dominava e ora è costretto a cambiare. Forse è anche questo il bello: nulla è stabile, tutto muta — anche ciò che sembrava stabilissimo.

VOTO 7

Team Jayco AlUla: alla vigilia ci si poteva aspettare una tappa e una buona classifica generale con O’Connor. Alla fine ottengono una vittoria di tappa e quasi riescono a centrare una top 10 con lo stesso O’Connor. Positiva anche la corsa di Schmid, sia in supporto sia per sé stesso: si avvicina veramente tanto alla vittoria, battuto solo al photofinish. Buone prove a cronometro per Plapp, per il resto però abbastanza anonimo. Il loro velocista Groenewegen è veramente il lontano parente di quello che è stato: non arriva neanche mai una volta nei primi dieci. Quindi, se non ci fosse stata la gioia di tappa di O’Connor, sarebbe stato un Tour veramente insufficiente. Ma alla fine contano i risultati, anche di una singola giornata: basta un giorno per cambiare, per redimersi. Forse è il messaggio che si può trarre da questa analisi, non solo in ottica ciclistica.

VOTO 6,5

Pagellone squadre Tour de France – Seconda parte

In questo articolo si vedranno le squadre che possono essere considerate in una situazione intermedia, che ho denominato limbo, tra il paradiso e l’inferno. Una posizione in bilico, sia per alcune più vicina al paradiso, sia per altre più verso l’abisso.

Team Visma | Lease a Bike: forse la vera apoteosi del limbo: da una parte il paradiso delle due vittorie e del secondo posto finale, dall’altro versante l’inferno di non essere neanche riusciti a mettere in difficoltà Pogacar. Difficile anche essere equilibrati nel giudizio: ogni corridore o quasi ha avuto giornate top e altre di enorme difficoltà. L’unico che si è mostrato sopra ai suoi livelli quasi sempre è stato Campenaerts. Ci provano anche a creare scompiglio, a volte causando confusione anche per chi sta guardando, ma alla fine gli sforzi sono stati vani per il bersaglio grosso. Vingegaard si mostra l’unico vero rivale di Pogacar per le corse a tappe, anche se in due giornate crolla — proprio nelle due giornate più importanti. Si confermano in ogni caso la seconda forza per quanto riguarda le squadre da classifica generale, si portano a casa anche la classifica a squadre, per quanto possa valere. Veri rimpianti difficilmente però ci possono essere: anche se tutti fossero stati al top, probabilmente avrebbero vinto qualche tappa in più e sarebbero arrivati leggermente più vicini in classifica generale. Alla fine, in questo caos, si può dire che sono arrivati sul crinale: bastava poco per finire insufficienti, ma anche poco per oltrepassare e giungere sul lato del più che buono.

VOTO 6,5

Team Picnic PostNL: significativo il quarto posto di Onley. Lo scalatore scozzese si avvicina anche alla maglia bianca: per lui un Tour veramente più che ottimo. L’unico rimpianto per il team è non aver vinto nessuna tappa, anche se ci arrivano vicini con Frank van den Broek e con Tobias Lund Andresen. La squadra è sicuramente molto giovane: il futuro può essere dalla loro, anche se il pericolo che molti possano cambiare squadra c’è, come spesso è accaduto al team olandese. La domanda è: questo è il punto di partenza o solo il punto d’arrivo per un’ennesima rifondazione? Sarà un progresso costante o il punto apicale? Siamo arrivati in cima alla montagna o solo all’inizio dell’ascesa?

VOTO 6,5

Red Bull - BORA – hansgrohe: il podio e la maglia bianca di Lipowitz salvano la spedizione, che per il resto si rivela poco fruttuosa, per usare un eufemismo. Fin dall’inizio il progetto si mostrava con una divisione al proprio interno: una parte per la salita e una parte per le volate. Quest’ultima ottiene ben poco, anche per sfortuna: Meeus ottiene solo un secondo posto. Per quanto riguarda la salita, Roglic conclude tra i primi dieci e negli ultimi giorni cerca l’impresa che però naufraga: ha tentato qualcosa di incredibile ma non è andata. Per la sua carriera aveva poco da perdere e tanto da guadagnare da quelle azioni, e per questo si può ben capire il senso delle sue scelte. Vlasov molto insufficiente: non serve nemmeno allungarsi. Per la squadra tedesca forse è arrivato il momento di decidere come usare meglio il loro ricco budget per un’idea più chiara e non frastagliata: nel ciclismo moderno forse dividere la squadra a metà non porta quello che si vuole. Presto arriverà il momento di decidere se costruire un complesso di grattacieli o una villetta isolata — basta capire semplicemente cosa si vuole costruire. Un ibrido, spesso, porta solo a problemi.

VOTO 6,5

Decathlon AG2R La Mondiale Team: il loro Tour finisce a secco di vittorie e anche di buoni piazzamenti di tappa, ma si salvano grazie a un quinto posto finale di Gall, che nell’ultima settimana sembra tra i più forti in salita, ma spesso — o meglio, sempre — perde il momento, mostrando poca capacità tattica. Per quanto riguarda la squadra in sé: in alcuni istanti di gara hanno più uomini nel gruppo dei big rispetto alle due corazzate, ma sono momenti, anche se significativi. Non anonimi, ma nemmeno eccellenti: sono la perfetta rappresentazione di una situazione di stasi, di pieno equilibrio e di una corsa sufficiente, senza infamia e senza lode.

VOTO 6

Arkéa - B&B Hotels: per il team francese il settimo posto finale di Vauquelin vale sicuramente la sufficienza: probabilmente era il loro obiettivo alla vigilia, e riescono anche a ottenerlo. Il giovane corridore francese si mostra già al livello dei big per quanto riguarda le tappe vallonate e le cronometro, ma pecca ancora nelle tappe di grande montagna. Tuttavia, lo sviluppo e il progetto sono chiarissimi: si sta costruendo a piccoli passi, e al momento mostra sempre una crescita. Sicuramente questo è un corretto modo per raggiungere un picco e mantenerlo senza poi subito crollare perché le fondamenta erano state costruite velocemente. Il voto si abbassa per le pessime prestazioni di Démare, ormai in un declino che non vede all’orizzonte nessuna via di fuga. Da essere tra i più forti velocisti a diventare invisibile, il passo è stato breve e anche quasi folgorante.

VOTO 6

Team TotalEnergies: il loro corridore più significativo, Turgis, si può dire che quasi non partecipa alla competizione: non si mette mai nemmeno in mostra. Ma a sorpresa Jegat riesce ad arrivare decimo. Era difficile aspettarsi da lui anche una top 15, ma riesce a completare in proporzione per lui una piccola impresa. Quasi dal nulla, con tenacia e forza di volontà, completa il suo sogno: è tra i primi 10 di un Tour de France. In ogni tappa un gruppo era denominato in suo onore, sia se era davanti sia se era staccato: è stato il baricentro — o meglio, l’epicentro — della corsa degli umani. Questa top 10 salva una spedizione che per il resto ha ben poco da dire.

VOTO 6

Tudor Pro Cycling Team: forse il team con 0 vittorie che ha ottenuto più piazzamenti: 11 piazzamenti nei primi 10 — due podi, due top 5, sei top 10. Alaphilippe in chiaroscuro: giornate in cui si avvicina anche alla vittoria, altre in cui è in enorme difficoltà, altre in cui lotta come un vero leone. Sicuramente non è il grande corridore che era, ma in lui sono rimaste le sue qualità umane: la tenacia, la forza di volontà, unite alla sua poca capacità di cogliere la situazione della corsa. Per esempio, quando dopo una caduta si rialza, combatte, va in fuga, arriva terzo ma pensa di aver vinto ed esulta. Trentin si mostra invece il genio tattico della gara: sempre al posto giusto al momento giusto, sceglie i momenti alla perfezione e ottiene più che ottimi piazzamenti, più di cervello che di gambe — e questo è un grande merito. Dainese, tra i big velocisti, mostra che è lontano da loro ma non tantissimo come poteva sembrare: ottiene anche lui qualche piazzamento. Delusione per Storer; la più grande però è quella per Hirschi: più che altro, lo svizzero è completamente anonimo, ad eccezione della fuga nella tappa del Ventoux, l’unico momento in cui è stato davanti per qualche km. Al loro primo Tour come squadra si poteva ottenere di meglio, ma anche molto peggio.

VOTO 6

Pagellone squadre Tour de France – terza parte

In quest’ultimo articolo si vedranno le squadre che possono essere considerate le delusioni, per svariati motivi, del Tour de France 2025.

๐Ÿ“‰ Flop:

XDS Astana Team

Solo nell’ultima tappa ci arrivano vicini con Ballerini, per il resto ottengono anche due top 5, poi ben poco; ottengono anche una discreta top 15 con Higuita, per questo il loro Tour non è gravemente insufficiente. Il roster al via non era tra i migliori, ma ci si poteva aspettare forse qualche piazzamento migliore dopo la prima parte di stagione eccezionale. Probabilmente era stata anche pensata per ottenere punti per la salvezza. Il declino iniziato dal 2021 sembra che si stia arrestando e da questo momento in poi si deve costruire qualcosa di nuovo se vogliono tornare al vertice, dove solo dieci anni fa erano. Un decennio che ha cambiato il ciclismo, lo ha trasformato: forse in questo risiede la difficoltà di un team storico che non si è aggiornato ed è rimasto per troppo tempo bloccato sulle proprie convinzioni, forse i maggiori rappresentanti della storia antiquaria che però cerca di cambiare i propri valori.

VOTO 5,5

Lotto

Se il declino dell’Astana è stato lento e costante, quello della compagine belga è stato inesorabile e rapido. Hanno corso ogni edizione nel nuovo millennio: dal 2000 al 2020 hanno vinto 35 tappe, dal 2021 a oggi solo una. Se prima avevano quasi due vittorie di media a edizione, ora è una vittoria ogni cinque edizioni. Sono i dati di un’evidente crisi che sembra ormai arrivata al momento finale: si parla di una fusione con la Wanty, che segna forse l’inizio di una nuova epoca. Per quanto riguarda questo Tour, ottengono solo un podio di tappa con De Lie e qualche piazzamento in top 5. È arrivato il momento della rivoluzione, se si vuole provarci, perché al momento sembra solo un sussistere.

VOTO 5

Bahrain – Victorious

La vittoria di tappa era l’obiettivo da centrare e loro ci vanno soltanto vicino con tre podi di tappa ottenuti con Bauhaus, Buitrago e Mohoric: non sono da gettare, ma nemmeno qualcosa che può salvare un team con il budget e con i corridori della Bahrain. Il momento più rappresentativo del loro Tour è il bidon collé di Lenny Martinez con il proprio direttore sportivo, che è costato anche 8 punti di penalità nella classifica GPM. A proposito del giovane corridore francese: è un Tour molto strano, i primi giorni rema a fatica e lotta per arrivare al traguardo, poi prova a vincere la maglia a pois, la indossa anche in alcuni giorni e infine conclude terzo nella classifica GPM. Buitrago, dopo la caduta avvenuta nella prima settimana, a fatica ritrova una condizione accettabile e solo nel giorno del Ventoux è davanti a combattere. Quindi, Tour con alcune luci ma anche tanto colore plumbeo. La domanda sullo sfondo è: sarà stato un episodio o è l’inizio di un calo? È il secondo anno che non portano a casa vittorie tra Giro e Tour.

VOTO 5

Intermarché – Wanty

Una squadra completamente costruita su Girmay: se però il centro di gravità si sposta, tutto crolla, c’è una evidente crisi. Questo è quello che succede. In squadre costruite in questo modo, se la propria punta vince la squadra è autenticamente top, se fallisce salvo miracoli si finisce tra i flop. In questo caso Girmay ottiene anche pochissimi piazzamenti: l’unico piazzamento vero e proprio, oltre al terzo posto nella maglia a punti, è il secondo posto nella prima tappa.

VOTO 4,5

Groupama – FDJ

Ultima vittoria al Tour risale al 2019: sono passate sei edizioni, questo è proprio un tunnel quasi senza fine, soprattutto per un team francese. La fine non sembra vicina, forse serve un vero e proprio miracolo per uscire da questa galleria infinita che scende forse fino all’abisso. Per parlare di alcuni loro corridori: G. Martin non riesce nemmeno a mostrarsi come negli anni precedenti, Penhoët è una delle poche note liete con qualche piazzamento, Madouas sembra che ormai abbia dato il meglio della sua carriera e infine il più talentuoso, Grégoire, che ottiene qualche buon piazzamento nella prima settimana, poi si sbiadisce e infine, quando poteva almeno centrare un podio di tappa, finisce a terra anche per sfortuna. È lui probabilmente la speranza di sbloccare questo 0. Ad aggravare la situazione è anche il fatto che nemmeno al Giro vincono da ben tre edizioni.

VOTO 4

Israel - Premier Tech

Ottengono una top 5, finisce lì il loro Tour. Il momento più rappresentativo è quello in cui Stewart lascia andare Groves nella ventesima tappa mettendosi a discutere con Van den Broek. Per il resto, si vede un team assemblato anche male: nomi di vecchio lignaggio come Ackermann, Woods e Lutsenko, con giovani talentuosi come Blackmore. Speravano di vincere una tappa, ma come detto nemmeno ci arrivano vicini. Forse è ora di costruire qualcosa e non assemblare nomi? Al momento all’orizzonte nessun progetto.

VOTO 3,5

Movistar Team

Come per la Groupama, anche la loro ultima vittoria risale al 2019 e in questo Tour ottengono solo una top 5 e qualche piazzamento nei 10. Mas, dopo una prima settimana catastrofica anche per via di una caduta, cerca il riscatto nelle settimane successive: sembrava tornato in forma sul Ventoux con un buon risultato, ma pochi giorni dopo si ritira. Quello che ci arriva più vicino è Rubio nella tappa del Col de la Loze; per il resto delusione per Castrillo, mentre il giovanissimo Romeo sembra colui che forse riuscirà per primo a togliere questo 0 nella tabella delle vittorie. Sono distanti da quello che erano, lontani dai team più forti, ma almeno un progetto sembra intravedersi e almeno una plasmazione di una nuova identità, anche se probabilmente ci vorrà del tempo.

VOTO 3,5

Cofidis

L’unico team che non arriva mai nemmeno tra i primi cinque di tappa, un vero disastro. Si vedono il primo giorno con la maglia pois conquistata da Benjamin Thomas o nelle cadute, per il resto veramente anonimi. Il trio Buchmann, Teuns, Aranburu solo cinque anni fa poteva ottenere vittorie e piazzamenti importanti, in questo Tour se non fossero in startlist sarebbe anche possibile domandarsi se c’erano o meno. Il voto è pesante, ma è giustificato dal fatto che l’unico che veramente ci ha provato a ottenere qualcosa è Coquard. Per una squadra World Tour ci si aspetta almeno la tenacia e il provarci: in questo caso potevano non partecipare e forse sarebbe cambiato ben poco.

VOTO 2 

Cristian Bortoli