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VUELTA ESPANA


TOP E FLOP PRIME DUE SETTIMANE VUELTA ESPANA

Vuelta a España 07/09/2025
VUELTA ESPANA

TOP E FLOP PRIME DUE SETTIMANE VUELTA A ESPANA

📈 Top:

UAE Team Emirates – XRG: anche se si può trovare qualche difetto, qualche lacuna, un paio di elementi strani, la loro Vuelta brilla di sette vittorie suddivise in: cronosquadre, due di Ayuso, due di Vine, una di Almeida (con il portoghese sul podio quasi certamente), una con Soler e una di Vine, con una maglia a pois quasi certa. Per quanto riguarda Almeida, al momento lui sta realizzando quello che ci si poteva aspettare, con la ciliegina della vittoria sull’Angliru. Ciò che ho appena descritto appare un dominio: sette tappe in due settimane è qualcosa di irreale e fa impallidire chiunque. E quindi come mai ho detto che si può trovare qualche difetto? Perché anche nel migliore Stato si possono trovare lacune, specialmente in uno Stato dominante e totalitario, che se proseguono possono portare alla rovina di qualsiasi Paese. In questo caso, per esempio, la gestione di Ayuso rimane enigmatica e avvolta nel mistero; si possono solo notare il suo comportamento e le sue prestazioni. Di conseguenza, anche dove sembra esserci il massimo, l’ideale, non è così: ogni costruzione umana ha in sé i propri difetti, le proprie imperfezioni, anche se in superficie sembra esserci solo pura luminosità. VOTO 9,5

Jonas Vingegaard: dopo la sconfitta al Tour decide di andare alla Vuelta e trova subito le soddisfazioni. Al momento due vittorie ottenute in modo molto diverso e una maglia rossa che sembra salda. L’unico momento di leggera difficoltà è stato nella tappa di Bilbao, quando Pidcock lo ha staccato di pochi metri, ma non si può nemmeno definire una piccola crepa. La sua vittoria finale si può dire che è solida come ogni costruzione creata a regola d’arte dalla Lego: quella del campione danese ormai è diventata una fortezza paragonabile al Castello di Kronborg, in questo caso accessibile solo da Pogacar; per il resto appare invalicabile. VOTO 9

Jasper Philipsen: a seguito del ritiro prematuro dal Tour de France sceglie di gareggiare alla Vuelta, decisione molto saggia anche se il percorso è stato disegnato contro i velocisti. Lui però ottimizza al massimo le sue possibilità: su tre volate ottiene due vittorie e un secondo posto, bottino di marcia che neanche il migliore ladro al mondo sarebbe stato capace di ottenere. Si sarà ispirato al famoso colpo del secolo avvenuto al World Diamond Center di Anversa. Grazie a questi successi, ora la cifra delle sue vittorie nei grandi giri ha raggiunto la quota di 15, a meno tre solo da Sagan; in attività, davanti a lui solo l’inarrivabile Pogacar e Roglic. VOTO 8

Mads Pedersen: un corridore totale, onnicomprensivo, è ovunque; tiene gli scalatori anche in salita nelle fughe. La seconda maglia a punti della stagione è ormai certa, mancava solo la vittoria, ma anche quella viene raggiunta nell’ultima tappa della settimana, anche per merito di un più che ottimo lavoro del team. Non è il fenomeno, non è il più forte in nulla, ma anche per questo è difficile non amarlo, non sembra aver veri punti deboli. Pedersen è nato per vincere la maglia a punti, ha deciso cosa essere, non ha il fatidico dubbio sull’essere o sul non essere: sa perfettamente chi è. VOTO:8

Ben Turner: non doveva nemmeno partecipare, si ritrova catapultato dal Belgio al via della corsa spagnola, ed è uno dei pochi a riuscire a vincere una tappa tramite una volata imperiosa nella tappa più adatta a lui. Questo mostra come tutto può essere veramente deciso da pochi istanti e da poche scelte, dimostra quanto tutto può essere volubile e quanto basta poco per cambiare anche una carriera. Per il team Ineos la sua vittoria è una salvezza, un’oasi in un deserto arido. VOTO 7

Thomas Pidcock: sorprendente, era difficile almeno ai miei occhi aspettarsi il talentuoso corridore britannico sul podio momentaneo al termine della seconda settimana. Alterna giorni in cui sembra il più forte ad altri in cui va leggermente in difficoltà, ma al contrario dei precedenti grandi giri non si lascia andare: lotta e si mantiene a galla anche con una buona gestione dello sforzo. Forse almeno alla Vuelta potrà combattere per una più che ottima classifica generale. Sta andando contro tutti o quasi, ma è proprio nel suo carattere: lui sa quello che vuole e pensa di ottenerlo, e al momento è lì. Corridore eclettico, particolare, che ha deciso di andare in un piccolo team per decidere lui cosa fare e come correre, libero di essere quello che è. Sicuramente non il più forte ma probabilmente il più originale. VOTO 7

Il duo Giulio Pellizzari e Jai Hindley: l’australiano sembra molto in crescita, giorno dopo giorno sta migliorando la sua condizione e l’obiettivo del podio è a portata di mano. Sicuramente, con la sua esperienza salvo imprevisti, ciò sembra veramente probabile. Per quanto riguarda Giulio Pellizzari, invece, solo complimenti: dopo un Giro concluso sesto, confermarsi era difficile ma sta riuscendo non solo nella conferma, ma anche in un miglioramento. Lavora per Hindley ed è sesto in classifica; come ciliegina sta indossando la maglia bianca da nove giorni e ha solo un rivale per la conquista di una maglia sicuramente importante. Finalmente forse abbiamo trovato l’uomo per la classifica generale che cercavamo da anni? VOTO 7

Menzioni d’onore: David Gaudu, Torstein Træen, Felix Gall.

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📉 Flop:

L’organizzazione e la regia: per un giudizio più analitico bisogna aspettare la fine, intanto mi limito a segnalare come la gestione del tutto sia stata abbastanza lacunosa su vari aspetti già dal primo giorno, poi aggravata dalla situazione geopolitica che ha reso la corsa una vera e propria polveriera quasi ingestibile. La regia è inqualificabile: non riescono nemmeno a gestire le questioni più semplici. VOTO 3

Antonio Tiberi: probabilmente il più grande flop per quanto riguarda i ciclisti al via. Partiva con ambizioni di almeno top 10, tuttavia va in netta difficoltà e poi quasi scompare dal vivo della corsa. Stagione da buttare quasi del tutto per i risultati, ma probabilmente ha appreso qualcosa di utile che si spera possa essere applicato nel suo futuro. Qualcuno avrebbe detto errare est humanum, sed perseverare est diabolicum. Tiberi è ancora giovane e quindi bisogna aspettare, ma non bisogna neanche consumare tutto il tempo a sua disposizione, poiché il tempo scorre. Al momento la sua carriera è segnata da alcuni momenti all’apice e tanti momenti di crollo: al momento associabile a Cartagine in tutto e per tutto, basta che la sua carriera non finisca rasa al suolo. VOTO 4

Egan Bernal: il volto della malinconia, il simbolo di qualcuno che è arrivato all’apice ma che giorno dopo giorno diventa sempre più fragile, sbiadito. Se il Giro era stato di speranza, la Vuelta forse cancella le poche speranze rimaste, le opacizza e porta nella foschia anche una carriera più che ottima. I ricordi a poco a poco lasciano spazio alle difficoltà: le sue vittorie al Tour e al Giro vengono lasciate in disparte e in mente si ha solo questo corridore, ormai dopo il grave infortunio nemmeno il fratello scarso di se stesso. Un nobile decaduto, un principe caduto in disgrazia. VOTO 4,5

Giulio Ciccone: i primi giorni al vertice come forse non mai, lì a combattere con i fenomeni, con i campioni, davanti e quasi vittorioso. Era sul piedistallo con corridori straordinari: questo sembrava il preludio per il migliore grande giro di sempre per l’abruzzese; tuttavia, alla fine si rivela come un sogno di una notte di mezza estate: l’incanto svanisce velocemente e davanti rimane solo la mesta verità. Da segnalare per l’onore di cronaca il problema al soprasella, che sicuramente ha influito, ma si può dire che forse è arrivato il momento per Ciccone di smettere di provare a fare qualcosa che sembra stregato e puntare a quello che è sicuramente capace di fare: le vittorie parziali e la maglia dei GPM. VOTO 4,5

Eddie Dunbar: l’anno scorso aveva vinto due tappe, quest’anno invece più che altro è anonimo, sembra correre tanto per. Probabilmente sta pensando al prossimo anno, quando cambierà team. Dalle sue dichiarazioni non ha ancora espresso il massimo potenziale; quindi, attendiamoci un futuro in cui magari tornerà a performare. Al momento la sua Vuelta è composta da erbacce che hanno nascosto il trifoglio splendente. VOTO 5

XDS Astana Pro Team: se al Giro erano stati capaci di brillare, alla corsa spagnola invece la loro luce diventa sempre più fioca: sicuramente non irradia e non abbaglia, è una piccola luce che si vede in momenti isolati, per esempio con le fughe di Fortunato o di Vinokurov. Il problema è che all’orizzonte non sembra vicino nessun risultato. VOTO 5

Matteo Jorgenson: il team decide di permettere allo statunitense di curare la classifica generale, non lavora quasi mai per Vingegaard e al momento non è neanche tra i primi dieci. È sempre tra i primi della generale a staccarsi. Situazione ambigua al momento nei grandi giri per Jorgenson, tra il poter essere leader o essere forse uno dei più forti gregari. Ha ancora tempo per scegliere, quindi bisogna vedere cosa succederà nei prossimi anni. Rimane uno tra i più forti per le brevi corse a tappe, più che buono per qualsiasi tipo di classiche; l’unico punto di domanda rimane per quanto riguarda i grandi giri. VOTO 5

Cristian Bortoli