Finite le prime tre tappe in Albania, entrati nel primo giorno di riposo, possiamo guardarci indietro e parlare del fatto che più ci ha copliti in questo inizio: il ritiro di Landa.
Landa, Mikel Landa: lo scalatore che non puoi non amare! Attorno a lui è nato perfino il fenomeno del "Landismo", sì perché è quel tipo di atleta che tutti tifano, anche semplicemente solo per tutte le volte in cui è caduto e si è rialzato, letteralmente e metaforicamente.
Venerdì abbiamo assistito al ritiro dal Giro di Mikel Landa dopo una grave caduta a soli 5 km dal traguardo della prima tappa, tra Durazzo e Tirana, che gli è costata la frattura della undicesima vertebra toracica.
Il grave infortunio richiederà settimane di immobilizzazione, e segna di fatto la fine della sua stagione ciclistica.
Una carriera segnata dalla sfortuna quella di Landa, e da attimi di luce splendente alternati ad altri di buio: già nel 2017, durante il Giro d’Italia, una caduta lo costrinse a ritirarsi, e lo stesso nel 2021 una caduta alla quinta tappa pregiudicò il Giro .
Al di là di questi ostacoli lo abbiamo visto brillare nel Giro del 2015: due tappe e il terzo posto finale; come anche nel 2017 con la sua solendida vittoria a Piancavallo.
Questo infortunio però arriva in un momento particolare: appena dopo il recente rinnovo con la Soudal Quick-Step.
La sua passione e la sua determinazione restano, ma si faranno sentire anche gli anni avendo Landa già passato i 35.
Un grande corridore, un grande scalatore, ma sicuramente anche un atleta sfortunato.